Osp Roma, Francesca Barbato: «Qualcosina si è mosso, ma non basta»

L'associazione.
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Il problema dell’occupazione del suolo pubblico per i traslochi (Osp) a Roma, endemico, irrisolto, causa d’un mancato introito per il Comune che è stato calcolato intorno ai diciassette milioni di euro, dopo un’iniziale approccio incoraggiante da parte della maggioranza consiliare che sostiene l’Amministrazione del sindaco Roberto Gualtieri, appare nuovamente arenata. Ne abbiamo parlato con Francesca Barbato, consigliera d’opposizione (Fratelli d’Italia) che si è particolarmente interessata alla questione. Nel convegno di ANIT Federtraslochi L’uomo del trasloco, previsto nella stessa capitale il prossimo 22 novembre, sull’argomento farà il punto della situazione Mauro Santonati.

Francesca Barbato, lei segue la questione Osp, come consigliera di opposizione ed è stata promotrice della mozione, approvata ad aprile all’unanimità dall’Assemblea capitolina, con cui si prendeva atto del problema e ci s’impegnava a intervenire per risolverlo. Da allora non è successo nulla. Perché, secondo lei? Cosa si può fare nel concreto per ripartire?

«Non direi che proprio non sia successo nulla. Io stessa, vedendo che la mozione non sortiva ulteriori passi avanti, ho protocollato una proposta di delibera. Questa proposta ha seguito un primo iter passando per l’approvazione dei Municipi. È poi stata messa all’ordine dei lavori, il che significa che è pronta per andare nell’aula consiliare. I continui ritardi, però, sulla programmazione dei lavori, sullo slittamento nell’aula, il fatto che spesso non ci sia in aula il numero legale per proseguire, ulteriori delibere inserite fuorisacco perché ritenute più urgenti, hanno finora impedito la calendarizzazione della mia proposta di delibera all’ordine del giorno. Qualcosina si è mosso, quindi, ma evidentemente non si percepisce questa delibera come prioritaria rispetto ad altre. Aggiungo che mi aspetterei anche che l’intendimento da parte della maggioranza non sia quello di approvarla, altrimenti non avrebbero avuto problemi a calendarizzarla velocemente».

La somma che il Comune di Roma perde per mancati introiti da permessi regolari di Osp, a tutto vantaggio dell’abusivismo, è stata quantificata in diciassette milioni di euro. Cosa non fa il Comune con quei potenziali diciassette milioni?

«Roma Capitale ha un bilancio gigantesco. Il bilancio corrente assomma a circa cinque miliardi di euro, per cui diciassette milioni sono una goccia nel mare. Ma sarebbero una goccia comunque importantissima perché, visto che tutti i giorni il sindaco Gualtieri chiede al Governo ulteriori risorse per il personale che manca, perché le aziende comunali sono in perdita, perché non ce la facciamo a coprire le liste d’attesa dei servizi sociali, perché le scuole fanno acqua da tutte le parti, per tutta una serie di motivi quei diciassette milioni sarebbero fondamentali».

Esiste a Roma, come effetto collaterale dell’abusivismo nei traslochi, un problema ambientale sotto forma di discariche anch’esse abusive?

«Certamente sì, anche se è chiaro che le migliaia di discariche abusive a Roma ci sono per tanti motivi. Ovviamente l’abusivismo dei traslochi non fa che accentuare questo problema».

In che misura, secondo lei, intervenire per risolvere il problema Osp è, da parte del Comune, una questione politica?

«È una questione culturale prima che politica, credo, perché l’abusivismo dei traslochi fa parte di una cultura sull’abusivismo d’una certa Sinistra che governa la città. L’abusivismo del commercio, ad esempio. L’abusivismo delle occupazioni. Quindi anche l’abusivismo dei traslochi. Per troppi anni in questa città è passato il concetto che ognuno potesse fare quello che più amava fare senza regole e senza controlli. Si è un po’ restii, a sinistra, a dichiarare queste regole e questi controlli assolutamente necessari non solo in questo fronte dei traslochi, ma anche per altri. Quindi si: fa parte di una certa cultura politica».