Claudio Fraconti: «Fare formazione per assecondare l’internazionalizzazione del trasloco»

L'associazione.
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Claudio Fraconti, esperto di logistica, è da molti anni uno dei principali referenti per i traslocatori italiani. In previsione della partecipazione di ANIT FederTraslochi, di cui è probo viro, alla prima LTS EXPO sulla logistica presso la Mostra d’Oltremare di Napoli, gli abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione.

Lei è un veterano della contrattazione collettiva e lo scorso dicembre ha ottenuto l’inserimento delle aziende di trasloco e delle mansioni dei traslocatori nel CCNL della Logistica. Perché il trasloco rientra nella logistica?

«È chiaro che il trasloco fa parte del mondo della logistica: non ci sono dubbi. Trasferisce delle merci da un punto all’altro del Paese o dell’Europa, o fra i continenti. Fa quello che fanno le attività di trasporto con l’aggiunta di servizi molto più accurati e studiati all’occorrenza perché spesso si devono spostare dei beni pubblici e privati di particolare rilievo, come le opere d’arte. È perciò evidente che si tratta di una attività che rientra nella logistica. Le figure con le relative mansioni si potranno consultare non appena sarà diffuso il testo redatto. Tanto mansioni operative come la movimentazione di piattaforme e carrelli elevatori che impiegatizie come lo studio e la progettazione di traslochi di beni particolari, o la richiesta di permessi e la gestione della documentazione propedeutica, dimostrano che la collocazione del trasloco in quel CCNL è stata assolutamente appropriata».

Per quanto riguarda la logistica, molti guardano con una certa preoccupazione ai cambiamenti che potrebbero esserci a causa dei venti di guerra in Medio Oriente e in generale alle tensioni internazionali.

«Finché i traslochi hanno carattere nazionale, non c’è una grossa incidenza tranne che, forse, per possibili aumenti del costo dei carburanti. Quando invece riguardano uno scenario internazionale, ci possono essere diverse ragioni che condizionano i traslochi. Ad esempio, la chiusura di determinati spazi aerei e quindi l’annullamento o la scarsa possibilità di percorrere determinate tratte aeree. Oppure la chiusura di spazi marittimi: se non fosse possibile l’accesso in sicurezza al canale di Suez, una eventualità estrema, sarebbe necessario tornare a circumnavigare l’Africa con un tempo di percorrenza di quindici giorni in più e un enorme aggravio sui costi di trasporto delle merci. D’altra parte, se vogliamo esaminare gli spostamenti su tratte asiatiche e mediorientali, anche la ferrovia risulta limitata rispetto all’attraversamento della Russia con la conseguente necessità di seguire percorsi più lunghi. Chiaramente le dinamiche del trasloco seguono quelle della logistica».

Sono possibili delle previsioni a breve e a medio termine?

«Fare delle previsioni adesso è molto difficile perché la situazione internazionale è difficilmente leggibile. Possiamo invece osservare la situazione italiana del trasloco in Italia, dove riscontriamo una carenza del personale in tutte le mansioni del settore sia in ambito manuale che intellettuale. È un segnale che le attività sono cresciute e che quindi occorre una formazione continua, una necessità che prima non c’era. Una volta c’erano più aziende a conduzione familiare e la formazione avveniva praticamente in famiglia grazie ai parenti più anziani. Oggi vi sono esigente d’internazionalizzazione e le dimensioni aziendali crescono: abbiamo meno aziende e tra queste la tendenza è di costituirne di più grandi, per cui c’è una maggiore specializzazione degli addetti al trasloco. Rispetto ai nostri obiettivi associativi, mi ripropongo a settembre di proporre delle azioni concrete in questa direzione».

Da quello che dice, si capisce che la fusione da cui è scaturita ANIT FederTraslochi rappresenta una naturale evoluzione del settore dei traslochi.

«La fusione è stata lungimirante. Le aziende che l’hanno voluta sono le più professionali del settore e hanno veramente guardato alla necessità di aggregare, una delle più impellenti nel settore. Spesso tra le associazioni del trasloco vi sono delle differenze così infinitesimali da non giustificare la frammentazione, soprattutto perché impedisce di essere coesi nel risolvere le problematiche. La fusione di ANIT e FederTraslochi ha rappresentato una grande novità di notevole attualità nel trasloco italiano».